lunedì 8 febbraio 2010

Ripassare Roma 1960 sognando Roma 2020 (Il Messaggero, 08/02/2010)

2 commenti:

  1. di CLAUDIO MARINCOLA
    «Al tramonto del 24 agosto del 1960 la fiaccola olimpica impugnata dal giovane mezzafondista Giuseppe Pansarella, della società Fiamma Roma, percorse la via Sacra, risalì via delle Tre Pile, attraversò il Foro e la porse al sindaco di allora il democristiano Cioccetti che accese il tripode».
    Mezzo secolo nelle cronache dell’epoca si coglie ancora l’enfasi. L’Italia ricostruita a metà si preparava a vivere un momento storico. Le sue prime Olimpiadi. Non c’erano grandi mezzi, migliaia di romani vivevano ancora nelle baracche, in molte piazze dove ora i Suv parcheggiano in doppia fila pascolavano le pecore.
    Amarcord. Cinquant’anni dopo un gruppo misto Comune di Roma-Fondazione Onesti ha messo ha punto un piano di eventi «per la celebrazione di Roma 1960». Ultimata la prima fase, il gruppo sta per lasciare il posto a un Comitato. Per ora si sa che sarà presieduto dall’ex sindaco Franco Carraro e che ne farà parte Giulio Andreotti, all’epoca presidente del Comitato organizzatore olimpico. Amarcord, visto che ricorrono ancora gli stessi nomi e ci saranno gli atleti di allora in primo piano, da benvenuti a Berruti. Ma non solo.
    Magic moment. Claudio Barbaro, ex consigliere capitolino e oggi deputato pdl ha seguito passo passo il progetto: «Fu un momento storico, starei per dire magico di quella Roma, ma anche di tutta la nazione, Fece da spartiacque tra il dopoguerra e il boom economico. Ci è sembra importante e utile riviverlo e riproporlo oggi».
    Barbaro ha vissuto in prima persona anche la candidatura di Roma 2004, quella di Rutelli battuta sul filo di lana da Atene. E anche se nessuno lo ammetterà mai - perché l’idea della celebrazione ha preceduto la nuova candidatura per il 2020 - è innegabile che a legare passato e futuro sarà soprattutto il sogno che il braciere torni ad ardere al Colosseo.
    Nuovo arredo urbano. Il programma è ambizioso. Prevede interventi nei luoghi-simbolo che ospitarono le gare e negli impianti realizzati per ospitarle. Al Foro Italico verrà restaurata così la Fontana della Sfera. Rifatto manto stradale, illuminazione, verde, segnaletica orizzontale e verticale. Per le altre aree si propone, ricorrendo anche a istituzioni pubbliche e partner privati, la riqualificazione dell’arredo urbano con interventi mirati per Villaggio Olimpico, via Olimpica e il Palazzo dello sport all’Eur.
    Concertone a settembre. La prima uscita ufficiale del Comitato è prevista nell’ambito del Natale di Roma, il 21 aprile. La chiusura della celebrazione avverrà in pompa magna: l’11 settembre, mezzo secolo e un giorno dopo l’impresa dell’etiope Abebe Bikila ci sarà un grande concerto dedicato alla città al Circo Massimo. Si fa il nome di Giorgia, Baglioni, Venditti, Zero e Ramazzotti, tutti romani..
    107 telecamere Rai. La Rai ebbe il merito di trasformare quei Giochi in un evento mediatico. Inizio l’èra della Tv. Furono impiegate 107 telecamere. Le immagini in bianco e nero fecero il giro del mondo. Viale Mazzini anche questa volta si è ritagliata un ruolo di primo piano. Pubblicazioni, tg, trasmissioni. Il 25 agosto, anniversario della cerimonia d’apertura, verrà trasmessa“La Grande olimpiade”, il film di Romolo Marcellini.
    Il francobollo. Verranno fatte le cose in grande. Coinvolti Confcommercio, Uir, Istituto Luce, Zètema, Eur Spa, Acea, Ama, Atac, Camera di Commercio, Musica per Roma. Verrà organizzati un convegno di urbanistica e una mostra figurativa dedicata alle 19 discipline che furono inserite nel programma di Roma 1960. E verrà emesso, infine, un francobollo celebrativo in accordo con il ministero dello Sviluppo economico e in collaborazione con Poste italiane, Poligrafico e Zecca dello Stato.Evento per un evento da immortale.
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  2. (segue da Il Messaggero, 08/02/2010)
    Era un’altra Roma, quella del 1960. Contava poco più di due milioni di abitanti, il doppio di quanti ne aveva trent’anni prima. Quei Giochi olimpici furono un rischio e anche una straordinaria occasione. A presiedere il Comitato organizzatore fu chiamato Giulio Andreotti. Una foto appena sbiadita, ritrae il divo Giulio il giorno dell’inaugurazione: completo chiaro e cravatta scura, lui, in mezzo, tra il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e la first lady Carla. Riconoscibili ma un passo dietro Amintore Fanfani e Antonio Segni.
    Era una Roma, molto democristiana, nel significato che ognuno vuol dare a questa parola. Sindaco era Umberto Cioccetti, già presidente del Santo Sapolcro. L’occasione olimpica fu colta ma solo in parte. Grazie alle Legge Pella, votata nel febbraio del ’53, si era rinnovata la stagione dei «provvedimenti a favore di Roma». Interventi occasionali, elargiti a pioggia.
    Il Comune di Roma poteva fare ben poco. Tanto per cambiare era in disavanzo per 270 miliardi di lire. Furono investiti nel “piano Olimpiadi”, ricorda Vittorio Vidotto, nel suo libro “Roma Contemporanea”, grazie anche al contributo del Coni, 64 miliardi di lire: 31 andarono per il nuovo aeroporto Leonardo da Vinci; 6,5 per il Villaggio Olimpico; 7 per la bonifica delle zone baraccate; 4 per la rete stradale interna; 9 per quella esterna, 5 per i collegamenti a sud e nord di Roma.
    Un grande sforzo venne fatto per il Villaggio Olimpico, il quartiere Incis, realizzato al posto dei baraccamenti del Campo Parioli. Le 1348 residenze, dopo aver ospitato gli atleti, furono destinate agli impiegati, il terziario prossimo venturo.
    Ma a beneficiare dei Giochi fu soprattutto la rete stradale, sia pure con diverse alterazioni rispetto ai progetti originari. L’opera più importante fu la via Olimpica. Il tratto di scorrimento a ovest doveva servire per legare l’Eur con i nuovi quartieri. Fu spezzato in due il parco di Villa Doria Pamphili e demolita la Chiesetta del Bel Respiro. Del resto, allora, quando le ruspe entravano in azione non si andava molto per il sottile. Furono realizzati in quegli anni il viadotto di Corso Francia, opera di Pier Luigi Nervi, il sottopasso di Porta Pinciana sulla Flaminia, il sottovia del Lungotevere. All’Eur vennero costruiti palazzo dello Sport, Piscina delle Rose e Velodromo, l’impianto imploso lo scorso anno dopo mezzo secolo di agonia. Unito al boom economico, il Pil schizzò alle stelle. E Roma cambiò volto. Cosa sarebbe oggi senza quei Giochi?
    C.Mar.
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